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di Sara Nicoli

Avevano promesso un rosa shoking, uno di quei colori che sparano anche nel buio, di quelli che, insomma, non puoi non notare e rimangono impressi nella memoria. Invece, alla fine di tante parole e di tanti lavaggi nella solita candeggina di veti e compromessi, la compagine del nuovo governo Prodi ha solo qualche venatura di rosa e, per giunta, piuttosto pallido.
Una promessa tradita. Che subito hanno goffamente cercato di giustificare asserendo, non senza un bel po' di faccia tosta, che comunque questo è il secondo governo più rosa della storia repubblicana dopo quello D'Alema.
Di sicuro un gigantesco passo in avanti rispetto al governo Berlusconi che di donne ne aveva solo due. Ma non basta: il Professore ha deluso le aspettative di tutte le donne e in particolare delle elettrici di sinistra, alle quali aveva promesso un minimo del 30% di presenza femminile nel suo governo e financo un vicepremier donna. Macchè. Su venticinque ministri, solo 6 sono donne, dunque si sfiora appena il 24%, e per di più solo una ha un ministero vero, con portafoglio, la Salute, assegnato a Livia Turco. Al resto della squadra rosa solo gli strapuntini di ministeri senza troppo peso, come quello della Famiglia per Rosy Bindi o dei Giovani e Sport per Giovanna Melandri. Emma Bonino, che scalpitava per la Difesa, alla fine si è accontentata delle Politiche Comunitarie e Commercio Estero, Linda Lanzillotta è andata agli Affari Regionali e Barbara Pollastrini è finita ad un ministero storicamente destinato alle donne come quello delle Pari Opportunità. Davvero non c'è di che vantarsi, dopo le promesse fatte e soprattutto dopo che il Capo dello Stato, nel suo discorso di insediamento, aveva fatto un forte richiamo alla valorizzazione della presenza femminile in politica. Ignorato anche lui.

Prodi, nel giorno del giuramento, interrogato sulla questione ha volato basso. "Speravo di più - ha detto il neo Presidente del Consiglio - ma il passaggio da 2 a 6 è importante; per il futuro, comunque, bisogna trovare rimedi molto più drastici". Riaprire il discorso sulle quote rosa? Può darsi. E comunque non si è brillato neppure nella scelta dei sottosegretari: su 72 solo 13 sono donne. Bella prova davvero.

"Si poteva fare di più", ha detto la moglie del neo premier, Flavia Prodi, ma è stata solo una voce nel pesante coro a mezzo stampa di critiche aspre a questa compagine di governo che si è alzata subitanea non appena il Presidente del Consiglio ha tirato fuori dalla tasca la cartuccella con i nomi dei ministri designati. E critiche sono arrivate anche dal mondo femminile in politica, non solo da quelle di sinistra, giustamente indignate per l'ennesimo schiaffo maschilista; le donne, prima di essere di destra o di sinistra, sono soprattutto solidali tra di loro. E dunque ieri le prime critiche sono arrivate dalle donne del centrodestra, come era lecito quanto strumentale attendersi. Ha cominciato l'ex ministro Prestigiacomo per la quale "le donne sono state davvero maltrattate" (e lei è una intenditrice della materia, visto quello che le ha riservato il suo governo), per finire con Alessandra Mussolini, la più imbufalita di tutte: "Prodi dice, offendendo tutto il mondo femminile, che sperava in più donne: doveva scendere dal cielo qualcuno per imporglielo? Siamo nel medioevo avanzato, dove le ancelle della sinistra tacciono raccogliendo briciole disonoranti". Vabbè…
Più sensate, certo, le parole di Elettra Deiana, di Rifondazione, che da sinistra ha lanciato un affondo niente male: "Un risultato scarso che non valorizza le competenze". Anche le ministre, in verità, sono un po' deluse. E una che non tace la delusione è Rosy Bindi. "E' vero - ha commentato - siamo poche e la cosa più grave è che, eccetto la Turco, siamo tutte senza portafoglio". Ma anche tra i ministri maschi c'è qualche presa di distanza critica. "Certo - ha sostenuto il neo ministro per la Ricerca Scientifica, Fabio Mussi - fossero state di più sarebbe stato meglio, ma è un passo avanti, comunque troppo piccolo". Stessa musica per Vannino Chiti. "Un passo avanti, ma ancora troppo poco". Deluso anche Veltroni. "Ne avrei volute vedere di più, almeno la metà donne: così è il mondo, così dovrebbe essere la politica". Appunto. Ma detto da loro, che hanno contribuito in modo sostanziale ad ordire la tela dell'esclusione del "fattore d" dal governo, sembra un'intollerabile presa in giro.

La speranza resta quella che comunque questo governo porti avanti una politica che risponda alle attese delle donne soprattutto nel mondo del lavoro, del welfare e della famiglia. Prodi l'ha promesso anche dopo il giuramento.
Speriamo che, almeno su questo, accompagni con i fatti le parole.